AccueilStoria e psichiatria

AccueilStoria e psichiatria

Storia e psichiatria

Metodologia, temi, fonti

*  *  *

Publié le mardi 10 juillet 2018

Résumé

A cent’anni dalla fine del Primo conflitto mondiale e a quarant’anni dall’approvazione della cosiddetta Legge Basaglia, si rinnova l’attenzione della storiografia sui processi di alienazione mentale, sulla loro comprensione e sul loro trattamento. A fronte di un crescente interesse, soprattutto da parte della storiografia internazionale, verso questo genere di tematiche, in Italia persiste un atteggiamento di sospetto e diffidenza, in parte dovuto alla ridotta conoscenza delle possibilità offerte da un dialogo tanto affascinante quanto rischioso. Quali sono i rapporti tra storiografia e psichiatria? Quali strumenti deve padroneggiare lo storico per una adeguata problematizzazione dell’argomento? Quale uso fare delle fonti psichiatriche? Quali risultati sono stati raggiunti in questi anni dagli storici italiani che hanno affrontato il tema? Questi sono soltanto alcuni degli interrogativi che il confronto tra le due discipline solleva.

Annonce

Argomento

Sono passati diversi decenni da quando Michel Foucault diede alle stampe la sua Storia della follia in età classica (1961), capolavoro nel quale tratteggiava un’originale e accattivante genealogia della pazzia. Da allora la tradizione di studi sulla storia dell’alienazione e la psichiatria ha fatto notevoli passi in avanti. Per avere un’idea della quantità e della qualità dei lavori dedicati all’argomento sarebbe sufficiente leggere la Bibliografia di storia della psichiatria italiana 1991-2010 di Matteo Fiorani e la rassegna di Patrizia Guarnieri La storia della psichiatria. Un secolo di studi in Italia. Indicativo anche l’importante lavoro di Valeria P. Babini, Liberi tutti. Manicomi e psichiatri in Italia: una storia del Novecento. A margine delle rispettive introduzioni sono numerosi gli interrogativi metodologici sollevati, soltanto in parte ripresi dagli studiosi ed affrontati in maniera sistematica.

In Italia uno dei campi più battuti è stato indubbiamente il contesto bellico, in particolare quello legato allo spartiacque epocale del 1914-1918. Nel 1991 il pioneristico lavoro di Antonio Gibelli L’officina della guerra. La Grande Guerra e le trasformazioni del mondo mentale intrecciava magistralmente le testimonianze scritte dei soldati con fonti psichiatriche, aprendo a nuovi scenari di interpretazione soggettiva del vissuto bellico sin lì sconosciuti. La modernità della guerra è qui intesa come sconvolgimento della realtà percettiva dei singoli, scomposizione del vissuto, automatismo della morte.

Dieci anni più tardi è Bruna Bianchi con il suo La follia e la fuga. Nevrosi di guerra, diserzione e disobbedienza nell’esercito italiano (1915-1918), a concretizzare oltre vent’anni di ricerche sull’argomento, facendo emergere attraverso una grandissima quantità e varietà di fonti, i fenomeni di psicopatologia in seno al Primo conflitto mondiale.

Un ulteriore approfondimento viene dal volume curato nel 2008 da Andrea Scartabellati, Dalle trincee al manicomio. Esperienza bellica e destino di matti e psichiatri nella Grande Guerra. Più recentemente, lo stesso autore commenta in Pazzia e sessualità nei lager della Grande Guerra (2015) uno stupefacente saggio di Amedeo Dalla Volta (Studi di psicologia e di psichiatria sulla prigionia di guerra, 1919) dove emergono violente convergenze tra disturbi legati alla sessualità e reclusione. Molto interessanti, anche per le possibilità offerte di validare (o confutare) in sede locale dinamiche più generali, sono i lavori che hanno studiato il ricovero e il trattamento degli “scemi di guerra” in diversi manicomi italiani. Solo per citare qualcuno: Ilaria La Fata per Colorno, Maria Vittoria Adami per il San Giacomo di Verona; Fabio Milazzo per Racconigi.

Anche le guerre coloniali in relazione alla psichiatria sono state recentemente oggetto di interesse storiografico. Il punto di riferimento è Marianna Scarfone che ha dedicato la propria tesi di dottorato a La psichiatria coloniale italiana. Teorie, pratiche, protagonisti, istituzioni. 1906-1952. Il caso specifico della guerra di Libia è trattato da Graziano Mamone in Soldati italiani in Libia. Trauma, scrittura, memoria. 1911-1912 e dalla stessa Scarfone in La psychiatrie italienne au front. L’expérience fondatrice de la guerre de Libye (1911-1912) in «Le Mouvement social», 257, 2016, 4, p. 109-126 (ma anche in Gli storici e la psichiatria coloniale: interrogativi, approcci, orientamenti, in «Contemporanea», 4, 2015, pp. 665-676).

Un altro interessante filone di ricerca ha riguardato il tema della devianza militare e delle politiche di difesa sociale attuate per controllare i soldati delinquenti. Solo per citare un paio di riferimenti: Fabio Milazzo, «Smascherare il soldato simulatore. Difesa sociale e istanze disciplinari in ambito militare prima della Grande Guerra», «Diacronie. Studi di Storia Contemporanea», N. 33, 1|2018. E «Pazzi di caserma». Politiche di difesa sociale, tipologie diagnostiche e soldati alienati nel manicomio di Racconigi (1909-1914), «Memoria e Ricerca», 2|2018. Sempre sul tema della devianza, in particolare sui processi di costruzione della categoria di «pazzo criminale» vedi: Marica Setaro, La costituzione del folle-reo. La storia di Natale B. nel manicomio criminale di Aversa (1885-1905), «Memoria e ricerca», n.47, 2014 e, sempre della stessa autrice, Le vite manicomiali fra crimine e follia. Storia anonima di un uomo “corretto”, in «Il policlinico della delinquenza», a cura di Gaddomaria Grassi e Chiara Bombardieri, Franco Angeli, Milano 2016.

Sui fenomeni di alienazione mentale in rapporto alla storia di genere e alla storia della cultura scritta fondamentale il lavoro di Augusta Molinari, Autobiografie della vita e della mente. Scritture femminili nelle istituzioni psichiatriche del primo Novecento, in «Genesis. Rivista della Società delle storiche italiane», 1, 2, 2003, pp. 151-176. La stessa autrice si è occupata anche dell’assistenza sanitaria in rapporto alla marginalità sociale. A tal proposito si rimanda ai suoi Medicina e sanità a Genova nel primo Novecento (1996) e Emigrazione e follia. Una storia poco nota delle migrazioni storiche italiane, in «Rivista sperimentale di freniatria», 3, 2010.

Accanto a questi ci sono poi gli studi sulla storia delle singole istituzioni manicomiali, il punto di osservazione privilegiato per analizzare non soltanto le evoluzioni istituzionali, ma anche le dinamiche di internamento e le relazioni sociali, politiche e familiari, che hanno interessato le diverse isole psichiatriche. Anche in questo caso solo per fare qualche nome: Paolo Giovannini per il San Benedetto di Pesaro (Un manicomio di provincia. Il San Benedetto di Pesaro 1829-1918), Vinzia Fiorino per Roma (Matti, indemoniate e vagabondi. Dinamiche di internamento manicomiale tra Otto e Novecento) e per Volterra (Le officine della follia. Il frenocomio di Volterra 1888-1978), Annacarla Valeriano per il manicomio di Teramo (Ammalò di testa, Storie dal manicomio di Teramo 1880-1931), Matteo Banzola per Imola (Il manicomio modello. Il caso imolese. Storia dell’Ospedale psichiatrico (1804-1904), Fabio Milazzo per Racconigi («Una casa di custodia pei pazzi pericolosi della provincia». Storia del manicomio di Racconigi dalle origini al fascismo 1871-1930). E ancora il recentissimo (2018) I demoni del Mezzogiorno. Follia, pregiudizio e marginalità nel manicomio di Girifalco (1881-1921) dove l’autore Oscar Greco tratta con maturità e profondità di analisi il caso, mettendo in luce rapporti sinergici tra struttura correttiva e tessuto sociale e urbano della realtà meridionale. Sulle pratiche di liberazioni e le dinamiche di internamento negli istituti toscani, invece, vedi: Massimo Baioni, Marica Setaro (a cura di), Asili della follia. Storie e pratiche di liberazione nei manicomi toscani, Pacini editore, Pisa 2017.

Stimolanti e gravidi di ulteriori sviluppi anche gli studi su psichiatria, fascismo e “uso” dell’internamento ai fini del controllo sociale. Tra gli studi pubblicati: Matteo Petracci, I matti del duce. Manicomi e repressione politica nell'Italia fascista; Annacarla Valeriano, Malacarne. Donne e manicomio nell'Italia fascista: Paolo Peloso, La guerra dentro. La psichiatria italiana tra fascismo e resistenza (1922-1945).

Per l’età moderna doveroso il confronto con l’ormai classico di Lisa Roscioni, Il governo della follia. Ospedali, medici e pazzi nell’età moderna (2003), la quale descrive magistralmente l’universo vario degli “ospedali per pazzi” tra Cinquecento e Settecento.

Questi soltanto alcuni dei maggiori frutti di una lunga tradizione si studi che merita una maggiore sistemazione teorica. A oltre quindici anni dal convegno internazionale organizzato da Francesco Cassata e Massimo Moraglio – Manicomio, Società e Politica. Per una storia della psichiatria negli anni ’60 e ’70 – si avverte oggi l’esigenza di una riflessione ad ampio spettro, un più aperto dibattito capace di cucire assieme tanti lavori individuali di pregevole fattura, tentando di fare il punto su una tradizione di studi sempre più florida.

Temi

Sezione I: METODOLOGIA

  • Storia e psichiatria: terminologia e modelli teorici a confronto
  • La relazione tra l’evoluzione delle pratiche psichiatriche e i rispettivi contesti storici
  • Mestiere di storico e psichiatria: categorie, strumenti, epistemologia
  • La formazione dei concetti psichiatrici e l’epistemologia storica

Sezione II: PROBLEMI

  • Storia contemporanea e psichiatria: temi, interessi e orizzonti di ricerca
  • La storia della psichiatria oggi: bilanci e prospettive
  • Terapie e strutture
  • Il rapporto tra medici e pazienti
  • Lo studio delle diagnosi in prospettiva storica: risorse e limiti
  • Il ruolo del racconto scritto e orale nel nesso tra storia e psichiatria

Sezione III: DOCUMENTI

  • Le fonti d'archivio e la letteratura psichiatrica: come usarle
  • La cartella clinica: strumenti per lo studio e la comprensione
  • Gli archivi e le fonti psichiatriche: complessi documentali, conservazione, digitalizzazione

Dove

Il convegno si svolgerà il 22-23 marzo 2019 presso la Società Ligure di Storia Patria, Palazzo Ducale, Piazza Giacomo Matteotti, 5, 16123 Genova

Modalità di partecipazione

Le proposte (massimo 300 parole) dovranno essere accompagnate da un breve curriculum (200 parole) ed inviate entro il

30 novembre 2018

a: storiaepsichiatria@gmail.com

L’accettazione delle proposte sarà comunicata entro il 31 gennaio 2019.

Gli interventi selezionati dal Comitato Scientifico saranno pubblicati in un volume collettaneo.

Comitato scientifico

  • Bruna Bianchi (Università Ca’ Foscari Venezia)
  • Antonio Gibelli (Università di Genova)
  • Graziano Mamone (Università di Genova)
  • Fabio Milazzo (Università di Messina)
  • Augusta Molinari (Università di Genova)
  • Marianna Scarfone (Université de Strasbourg)
  • Marica Setaro (Università di Siena)

Comitato organizzativo

  • Graziano Mamone (Università di Genova)
  • Fabio Milazzo (Università di Messina)

Lieux

  • Società Ligure di Storia Patria, Palazzo Ducale, Piazza Giacomo Matteotti, 5,
    Gênes, Italie (16123)

Dates

  • vendredi 30 novembre 2018

Mots-clés

  • storia, psichiatria, guerra, mente, ospedale, epistemologia, archivi, manicomio, metodologia

Contacts

  • Graziano Mamone
    courriel : isenzastoria [at] gmail [dot] com
  • Fabio Milazzo
    courriel : storiaepsichiatria [at] gmail [dot] com

Source de l'information

  • Graziano Mamone
    courriel : isenzastoria [at] gmail [dot] com

Licence

CC0-1.0 Cette annonce est mise à disposition selon les termes de la Creative Commons CC0 1.0 Universel.

Pour citer cette annonce

« Storia e psichiatria », Appel à contribution, Calenda, Publié le mardi 10 juillet 2018, https://doi.org/10.58079/10lu

Archiver cette annonce

  • Google Agenda
  • iCal
Rechercher dans OpenEdition Search

Vous allez être redirigé vers OpenEdition Search